Rhyolite: La ghost town che in Nevada conserva da più di un secolo un’abitazione costruita con le bottiglie dei saloon del tempo.


Colpo di scena per tutti gli appassionati di città fantasma sparse nel mondo, e di tutto ciò che custodiscono al loro interno come in un museo a cielo aperto…

Voliamo in Nevada (USA) per conoscere più da vicino una realtà fatta di costruzioni bizzarre, misteri che aleggiano tra vicoli polverosi e la storia di una cittadina abbandonata da più di un secolo: Rhyolite!

Il nome di questa città fantasma deriva appunto da una roccia estrusiva e vulcanica: la RIOLITE, poiché risultava essere il maggior indicatore di giacimenti d’oro, a partire dalle giaciture primarie ricche di quarzo, in cui questo metallo nobile per eccellenza appariva libero e associato alle vene idrotermali, fondamentali per l’estrazione mineraria dell’oro. Questa scoperta cambiò radicalmente le sorti di un territorio arido e secco, fino ad allora ostile agli insediamenti umani, determinando la costruzione della città nei primi anni del ‘900, la quale subì una crescita rapidissima fin da subito, ospitando fino a 1000 residenti nelle aree sorte nelle vicinanze della miniera più promettente: la miniera dei Shoshone Montgomery.

Poco dopo, a causa delle tecniche di estrazione non adeguate del tempo, le miniere subirono un arresto delle risorse, e così anche Rhyolite iniziò il suo declino fino all’abbandono totale, ad appena un decennio dalla sua nascita.

Oggi questa ghost town ci regala un paesaggio pieno di ricordi e di storia, una città fantasma che ricorda il set di un vecchio film western, con ancora gli scheletri di molti edifici che la resero un centro abitato caratterizzato da svariati saloon, banche, ristoranti, infermerie e persino una stazione dei treni che è stata ristrutturata da diversi imprenditori americani per ben tre volte.

Ma la protagonista eccezionale di questo scenario, avvolto e protetto dal silenzio delle montagne della Death Valley, è un’abitazione costruita e sorretta da pareti di vecchissime bottiglie di birra e whisky del tempo, in un assemblaggio curioso e di grande impatto visivo per tutti i turisti che ogni anno si recano a visitarla.

La cosa più interessante, per gli appassionati di spirits, è soprattutto la notevole varietà di bottiglie. E’ possibile ancora oggi poterne apprezzare le diverse marche, ognuna con le relative caratteristiche. E’ come fare un salto indietro nel tempo, e toccare con mano quello che un tempo veniva consumato soprattutto dagli operai e tutti gli abitanti di Rhyolite.

Un whisky e vari liquori davanti ai quali oggi storceremmo immediatamente il naso, ben lontani dai nettari alcolici pregiati e beverini ai quali siamo abituati. Questo spiega anche la stragrande quantità di bottiglie che venivano consumate quotidianamente, e raccolte fuori dai saloon e vari luoghi di ristoro locali.

Un uomo, indubbiamente molto ingegnoso ed originale, decise di edificare la propria abitazione con ben 50.000 bottiglie di vetro di diverso colore e grandezza. Un gioco di luci spettacolare, grazie al potere di rifrazione e riflessione del vetro, con delle pareti attraverso cui filtrava la luce naturalmente, realizzando così una rudimentale forma di pannello fotovoltaico con notevoli risparmi sull’illuminazione artificiale del tempo, prevalentemente data da lampade ad olio.

Questo pezzo di storia gelosamente custodito nella sua terra natale, è fortemente rappresentativo di quelli che erano gli usi e i costumi nei primi anni del ventesimo secolo, prima dell’era del proibizionismo.

Un periodo in cui nascevano nuovi insediamenti, nuove linee di pensiero, nuove forme di cultura e di arte… ma soprattutto una totale libertà al limite dell’anarchia in merito al consumo di bevande alcoliche, quali acquavite di scarsa qualità o new make dalle elevate gradazioni alcoliche.

I più temerari sono riusciti a fotografare i brand ancora incisi sul vetro di queste bottiglie incastonate nelle pareti della casa, molti dei quali importati dalla Florida, New York, o Detroit. Alcuni risalenti ai primi distillatori clandestini di Chicagoper,  che rivendevano poi agli speakeasy – locali in cui si vendevano bevande alcoliche al pubblico illegalmente – spesso in regime di esclusiva: questo garantiva all’esercizio commerciale prezzi più favorevoli e tagliava, a favore dell’offerente, la concorrenza di altre bande criminali.

Anni di storia e magia per il mondo degli spirits

Una storia che vede gli antenati dei nostri liquori e whisky, ricca di elementi legati alle tradizioni del tempo, alla cultura, persino aneddoti esoterici, ricette alchemiche e disegni politici. Basti pensare alle antiche ricerche della quinta essenza fino alla scoperta dell’acqua infuocata, dalla guerra legale per il nome tra Irlanda e Scozia, fino poi arrivare al periodo del Proibizionismo americano. Distillati come il whisky raccontano un percorso atavico, in grado di offrire un’enorme varietà e gamma di sfumature, qualità, sentori, note e tipologie diverse. Una storia affascinante con molti retroscena che hanno reso diversi distillati di uso comune, bevande alcoliche osannate anche da scrittori, poeti e cantanti.  Bisogna ringraziare questo bizzarro proprietario, per averci lasciato la sua casa fatta di bottiglie riciclate, che ancora oggi narrano una storia ed un’esperienza umana senza tempo.


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